Il corso di poesia nasce
assieme all’associazione, o
forse anche prima durante i
tempi pioneristici del Saba, e
si è sempre sviluppato su due
fronti ognuno con una propria
autonomia di programmi ed
iscritti: i classici (i grandi poemi come Iliade Odissea Eneide Divina Commedia I Promessi Sposi ecc.) e i poeti moderni o contemporanei.
In quest’ultimo corso si sono
tenute ben fisse nel tempo due linee di progetto: lo studio
e la creatività. Lo studio in
quasi trent’anni ha toccato
i temi le poesie e gli autori
più rappresentativi della
letteratura italiana e straniera
fino ad arrivare negli ultimi anni, come si desume dalle sinossi pubblicate in appendice allepubblicazioni della rivista “EP”,
ai vincitori, uomini e donne, del premio Nobel a partire dalla sua istituzione. La creatività si esprime con le poesie di alcuni
corsisti che amano scrivere di
proprio pugno versi e rime.
Alla fine di ogni lezione infatti
dedichiamo loro, i nostri poeti
Saba appunto, uno spazio
in cui illustrano e leggono le
poesie che hanno scritto nelle
giornate precedenti. Al termine di ogni anno accademico ognuno ne sceglie una, la più rappresentativa ovviamente, da
pubblicare nella rivista. Ed
eccole, selezionate per voi...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

a cura di Gabriele Stoppani

 

I poeti del Saba

 

sib

SERENATA SENZA (SERENATA)

Se non ci sei, io muoio un poco, ogni volta.
Se non ci sei, un respiro di sabbia mi sommerge.
Se non ci sei, le mie mani non sanno chi cercare.

Giornate strette a questo nodo nel petto.

Serenata senza entra dalla finestra,
ha ali di rosa nera e si stende al mio fianco.

Se non ci sei, restano vuoti i miei occhi.
Se non ci sei, vele di sale mi legano le braccia.
Se non ci sei, su questa riva io perdo i miei colori.

I miraggi di luglio si sciolgono sui sassi.
I gabbiani intirizziti lasciano le ali sui ponti.

A nessuno voglio dare i miei pensieri.

Se non ci sei, la luna ritrova la sua altezza d’avorio.
Se non ci sei, volutamente mi guarda senza vedere.

Se non ci sei
amore mio
io muoio un poco
ogni volta.

Luciano Zolfanelli


L’ABBANDONO

Una foto ingiallita
una pianta appassita
ragnatele pendenti
al di là delle porte.
Silenzio di voci
di vesti fruscianti
di cristalli lucenti
e profumi d’essenze.
Regna il gelo nelle stanze
a suo tempo vissute
ora cupe
e assenti da vive presenze.

Luigina Bovo

PACE E LIBERTA’ SORELLE

Lasciamoci
come il vento lascia la pace
ondulata sui picchi
appoggiata su grappoli
di germogli adombri.
Fatti speranza in ora
ed ora spremi
di maturanda fede
vecchi pensieri
o nuovi auspici.
Giunge come lenta bevanda
questo adito di profonde emozioni
cresciuto nel tempo
taciuto nei cuori
soli,
in recenti estremi
in gabbie isolate
come terre staccate
tra le acque di un fi ume
diverso
di un lago sommerso
di un cammino intrapreso
tra i rovi e le spine
trascinando in salita
gradini di libertà.

Lorella Cecchini

 

IL GUSTO DELLA SCRITTURA

Imparo lentamente
il gusto della scrittura.
Scrivere è dirsi tutto
o quasi …
Nella sottigliezza dei segni
stanno carezze e verbi
grande sensibilità
e percorsi da rivedere.

Nessun pianto è adagiato
tra le righe
solo una bianca aurora
un grande amore
e una luna piena.
***
Stasera l’aria è fredda
eppure dolcissima
chiedo a quest’aria di scrivere
tante parole da piegare
da riporre in uno scrigno
una ad una.
Forse non è dato sapere
se qualcuno ha conservato
la risposta che tu allora mi hai dato.

Alla fine tutto è accaduto già
nella carta la linea
nel cuore il punto!

Maria Carla Gennari

 

IO, DONNA

Sono la strega che hai bruciato al rogo
l’adultera lapidata in quel campo
la madre alla quale hai strappato i fi gli,
sono la moglie che sempre maltratti
la giovane molestata al lavoro
l’adolescente violata nel parco.

Mi hai torturata, stuprata, uccisa
ma l’anima non si può imprigionare.
Nel mio cielo arcobaleni spezzati
colorati aquiloni persi in volo
perle di sogni svaniti nel nulla;
farfalla nel vento oblierò la vita:
donna, luce che svapora al tramonto,
sono preziosa polvere di stelle

… e dalle ceneri, araba fenice,
più forte risorgerò in libertà.

Mara Penso

POETUNCOLO

Ammiro lo scorrevole linguaggio
di chi è stato baciato dalla Musa,
pensar di scimmiottarlo non è saggio.

Le mie sono parole alla rinfusa
che offendono i poeti, e mi vergogno,
perciò umilmente a lor io chiedo scusa.

D’esprimermi però sento il bisogno
quindi mi butto ancora a capofi tto
cercando di vergar su carta un sogno.

Pendendo come un ragno dal soffi tto
di certo non “m’illumina d’immenso”
la lampada sospesa sullo scritto.

Anzi, ella sembra esprimere dissenso
leggendo col suo sguardo sentenzioso
il componimento mio assai melenso.

Mollare ora, sarebbe indecoroso,
e allora m’accanisco più di prima
ma il risultato è sempre vergognoso.

Per questo io rinnovo la mia stima
a quei Poeti che usan con maestria
la gabbia in cui rinchiusa sta la rima.

Io quella gabbia, l’ uso come stia
dove senza pretese e malandato
starnazza il mio verso di poesia.

Ragion per cui son stato nominato
“poetuncolo” che nulla ha ereditato
né da musa Calliope né da Erato.

Giacomo Soldà

 

VITA MIA

Vita mia che m’inganni
che t’inganno,
che mi hai tradito
che ti ho tradito,
che non mi dai mai pace
se non comandandomi ancora vita.
Vita mia, sotto la polvere dei ricordi
fuochi accesi ardono a bruciarmi.
Vita mia che m’hai tanto odiato
mentre io t’odio e t’amo.
Vita mia, colorata di rosso, bianco e celeste
e di colori che mi liberano l’anima
dall’essenza nera.
Per non cadere in pianto,
t’invento vita e ora
sono una donna vestita di rosa
che, candida, insegue il vento
che mi fa ornamento di canto
e accarezza la mia guancia
e, simile a una sposa, vivo
l’incessante scorrere del tempo
che mi attraversa. Vita mia,
a volte, nel silenzio sbocciano i fi ori,
altre volte ci sfregiamo l’anima, i corpi
e i cuori.
E in questo otre, che porto a fatica,
trabocca il dolore e l’amore.
Vita, io ti vivo e ti invento, come regista,
nella farsa di ogni giorno.

Veronica Stoppani